mercoledì 28 marzo 2007

Il Ciliegio in fiore della Biblioteca Appia

All'interno della Biblioteca Appia in via La Spezia , a Roma, vive un bellissimo esemplare di ciliegio nostrano (non giapponese) dal tronco alto e dal portamento slanciato. In questi giorni è in fiore, bellissimi fiori bianchi che lo fanno sentire un po' vanitoso. Ma questa vanità arborea (esisterà mai un vanità arborea o è solo una favola immaginaria?) non ha riscontri nelle attività quotidiane degli umani che ci vivono sotto. La società che sta effettuando dei lavori nella scuola di fronte ha accumulato masserizie, resti di parchi giochi, sotto le sue fronde fiorite. Uno spettacolo desolante: il trionfo effimero (chissà cosa avrebbe detto Renato Nicolini?) della fioritura del ciliegio (durerà massimo dieci giorni) associato all'incuria e alla mancanza di rispetto per gli alberi, la loro bellezza e la loro magia. Il sistema dell biblioteche di Roma avrebbe dovuto organizzare una festa per la sua fioritura , magari coinvolgendo i numerosi utenti della biblioteca, proponendo musica dal vivo, letture, o semplicemente dei tavoli organizzati per leggere e osservare gli stupendi boccioli bianchi del ciliegio in fiore. Invece gli utenti che scendono a prendere i libri negli scantinati della biblioteca, assistono , percorrendo i gradini della breve scala che portano al terreno, allo spettacolo desolante di un ciliegio in fiore abbandonato e accompagnato da un cumulo di oggetti ammassati. Ad aumentare quest'effetto poco gradevole è un enorme cumulo di terra (avanzi di scavi) addossato senza considerazione e rispetto al tronco di un adiacente e rigoglioso albero di nespolo (Eriobotrya japonica) , fino a qualche tempo fa in gran forma, alto e dalla chioma verde e folta. Chissà per quanto ancora con tutta quella terra che danneggia e copre il suo tronco.
Nel luogo privilegiato della cultura una mancanza di rispetto per la cultura dell'albero.
Dice la canzone di Neffa "Tutto cambierà". L'associazione Adea amici degli alberi è per questo cambiamento!
Antimo Palumbo

giovedì 1 marzo 2007

Sapete che gli alberi parlano?

Ancora un altro piccolo testo introduttivo per questo spazio dedicato agli alberi, alla loro cura e rispetto e al loro riconoscimento. Una testo famoso e più volte citato ( e citarlo di nuovo non guasta) del capo indiano Tatanga Mani  chiamato anche Walking Buffalo.


Sapete che gli alberi parlano?
Eppure è così, gli alberi parlano.
Si Parlano tra loro e parleranno
anche a voi se li ascolterete.
Il problema è che i visi pallidi
non ascoltano.Non hanno mai imparato
ad ascoltare gli indiani, e dubito
che sappiano ascoltare le altre voci
della natura.
Eppure gli alberi mi hanno
insegnato, moltissime cose, sul tempo,
sugli animali e anche sul "Grande Spirito".

Come fare per imparare ad ascoltare gli alberi e sentire la loro saggezza? Il primo passo è rendersi conto che ci sono. Dedichiamo alcuni momenti delle nostre giornate veloci e indaffarate (mentre camminiamo, siamo in macchina, in autobus, nei pressi di una finestra) per osservarli. Lasciamo per un attimo i nostri pensieri alziamo gli occhi in alto e guardiamoli. Giorno dopo giorno scopriremo sempre nuovi particolari e nuovi amici mutevoli e viventi entreranno a far parte della nostra vita.
Sapete che gli alberi parlano? Gli Amici degli alberi lo sanno.