venerdì 30 gennaio 2009

Mein Freund der Baum ist tot

Alexandra

Altra canzone dedicata agli alberi, stavolta in tedesco e dedicata ad un albero che è morto, così come la giovane cantante tedesca Doris Nefedov che prese il nome d'arte Alexandra dedicandolo al suo figlio appena nato. " Mein Freund Der Baum" questo è il titolo della canzone molto famosa in Germania . A rendere aurea la leggenda della giovane e famosa cantante fu la sua morte prematura avvenuta in un incidente stradale, del quale ancora non si sono ben comprese le cause (si parlò anche di sabotaggio) a soli 27 anni il 31 Luglio del 1969. La sua tomba si trova al cimitero Westfriedhof di Monaco. Mein Freund der Baum, racconta la storia del albero morto (is tot) che in gioventù aveva nutrito e curato la vita e la speranza della ragazza. Canzone molto melodica e nostalgica per il fatto di essere parte integrante della cultura tedesca (un po' come Orietta Berti per noi) è stata anche molto parodiata. Pubblichiamo il video originale (uno tra i primi video della storia della canzone ) ed il testo in lingua originale . Se qualche madre lingua tedesca lo traduce poi lo pubblichiamo.


Ich wollt dich laengst schon wieder sehen mein alter Freund aus Kindertagen. Ich hatte manches dir zu sagen und wusste du wirst mich verstehen Als kleines Maedchen kam ich schon zu dir mit all den Kindersorgen ich fuehlte mich bei dir geborgen und aller Kummer flog davon. Hab ich in deinem Arm geweint strichst du mir mit deinen Blaettern mir uebers Haar mein alter Freund.
Mein Freund der Baum ist tot Er fiel im fruehen Morgenrot
Du fielst heut frueh ich kam zu spaet du wirst dich nie im Wind mehr wiegen du musst gefaellt am Wegrand liegen und manche der vorruebergeht der achtet nicht den Rest von Leben und reist an deinen gruenen Zweigen die sterbend sich zur Erde neigen wer wird mir nun die Ruhe geben die ich in deinem Schatten fand mein bester Freund ist mir verloren der mit der Kindheit mich verband .
Mein Freund der Baum ist tot Er fiel im fruehen Morgenrot
Bald waechst ein Haus aus Glas und Steinen dort wo man ihn hat abgeschlagen bald werden graue Mauern ragen dort wo er liegt im SonnenscheinVielleicht wird es ein Wunder geben ich werde heimlich darauf warten vielleicht blueht vor dem Haus ein Garten und er erwacht zu neuem Leben. Doch ist er dann noch schwach und klein und wenn auch viele Jahren gehen er wird nie mehr der selbe sein
Mein Freund der Baum ist tot Er fiel im fruehen Morgenrot.

giovedì 22 gennaio 2009

Tree hugger
"Per il futuro della nostra madre Terra piantiamo più alberi
e poi diamogli un grande abbraccio. Diventa un Tree hugger".
Questo il testo di un video americano fatto di 
belle immagini e divertenti che pubblichiamo.
E tu che aspetti a diventare un Tree hugger?

martedì 20 gennaio 2009

Il bosco dei poeti
Alberto Casiraghy
Il Bosco dei poeti è un bosco di faggi secolari dove è possibile camminare nel silenzio e leggere i versi di centinaia di poeti italiani e stranieri. Percorrendo i sentieri si può trovare a ogni metro una poesia, alcune scritte a mano, tutte create appositamente per il Bosco. Nasce nel 2003 dalla fantastica creatività di Lorenzo Menguzzato che trasforma la tenuta agricola della sua famiglia in un luogo dedicato alla cultura e alla riflessione guidata dagli alberi. Queste le sue parole : "il mio sogno è sempre stato quello di coniugare la bellezza della natura con la cultura. Nessuno è indifferente alle suggestioni di un bosco. E i poeti che hanno accettato di essere presenti con le loro opere, hanno saputo raccontare in versi l'emozione del verde, della natura, degli alberi :leggere versi qui in mezzo al bosco, è un'esperienza indescrivibile". Il Bosco dei Poeti si trova al km 318 della Statale del Brennero tra Trento e Verona vicino al paese di Dolcè, sulla sinistra del fiume Adige e comprende 130 ettari di bosco, 12 chilometri di comodi sentieri con 700 opere di 260 Artisti.
I nostri alberi non settentrionali
hanno foglie leggere e molto fitte,
vibranti nel dettaglio e pronte a rilevare
il loro lato argenteo, segreto,
solo sfiorante da un qualsiasi vento.
Senza peso sul ramo, ma ornamento,
sono le prime a muoversi, le ultime a star ferme
in quella oscillazione che acconsente
forte all’inizio e poi quasi incosciente.
(Patrizia Cavalli- "I nostri" )

Questa sua poesia dedicata agli alberi è presente nel "Bosco dei Poeti"

domenica 18 gennaio 2009

"Poinciana your branches speak to me of love"
Difficile trovare canzoni dedicate agli alberi, e soprattutto canzoni che parlano di amore e sentimenti che scaturiscono dalla bellezza dell'albero. Ed è questo è il caso di Poinciana un classico del jazz, ripreso da tanti cantanti e gruppi famosi, che postiamo in un video nella versione del 1952 dei Four Freshmen. La Poinciana è un albero originario del Madagascar dai fiori rossi scarlatti stupendi che cresce ai tropici ed è conosciuto anche come "Flamboyant" parola francese che vuol dire "fiammeggiante" ed in Italia come "Albero di fuoco". Il suo nome botanico è invece Delonix regia. Un albero fantastico dalla grande chioma rossa fiorita che varrebbe la pena di visitare in un viaggio a lei dedicato (uso il femminile come nella canzone) per vederne da vicino la sua fioritura ed annusarne i profumi.


Poinciana
Poinciana, your branches speak to me of love
Pale moon is casting shadows from above
Poinciana, somehow I feel the jungle heat
Within me, there grows a rhythmic, savage beat
.Love is everywhere, it’s magic perfume fills the air
To and fro you sway, my heart’s in time, I’ve learned to care!
Poinciana, from now until the dawning day,
Our love will live forever and a day
Poinciana, from now until the dawning day,
I'll learn to love forever, come what may,
Blow tropic wind
Sing a song through the tree
Tree sigh to me
Soon my love
I will see

Delonix regia
Mercoledì 11 Febbraio 2009
Biblioteca Pigneto
Via Attilio Mori 18 Roma
ore 19.00
(tel. 06/45.46.05.41)
Accesso ai disabili totale
L'Associazione Adea amici degli alberi
presenta
"Le Storie dei 12 alberi di Roma"
Dopo la grande partecipazione di quest'estate nei Giardini di Castel S.Angelo ritorna la conferenza di Antimo Palumbo "La Storia dei 12 Alberi di Roma" nello spazio più intimo e familiare della Biblioteca Pigneto di Via Attilio Mori, ancora con partecipazione gratuita. Un viaggio tra gli alberi di Roma che parte dal Ficus ruminalis e la leggenda della fondazione di Roma per arrivare alle palme gemelle che dominano dall'alto della loro grazia e flessibilità lo skyline dei fori romani. I posti sono limitati quindi è bene arrivare puntuali.
Il Tubishvat - Il Capodanno degli alberi
Lunedì 9 Febbraio 2009 ricorre la festività ebraica dedicata agli alberi. Una festa sacra ed antica e molto sentita che ogni anno cambia la sua data. Tu bishvat significa letteralmente : il 15 del mese di Shevat, ovvero il giorno centrale del mese ebraico di Shevat. Durante questa festa si mangiano frutti di varie specie, soprattutto quelli per cui è lodata e conosciuta la terra d'Israele tra cui fichi, melograno, olive, datteri e uva, seguendo un ordine particolare (seder). Postiamo un video in inglese dedicato al Tubishvat .
Happy new year of Trees!

martedì 13 gennaio 2009

Fotografare gli alberi
Intervista con Lodovico Ludoni
di Antimo Palumbo
Mentre stavo preparando il testo Il controllo del movimento, fotografare gli alberi : l’esempio americano" uscito in una pubblicazione in occasione del Convegno
La foto rupestre. La fotografia digitale tra archeologia e ambiente nel bacino del Treja
che si è svolto domenica 26 ottobre 2008 a Faleria (Viterbo)
per documentare il lavoro di ricerca ho rivolto alcune domande sul rapporto tra fotografia e alberi a Lodovico Ludoni, nostro socio e grande fotografo, che qui riportiamo:

Quali sono le principali difficoltà che si presentano quando si fotografano gli alberi?
Una delle principali difficoltà tecniche è questa. Poiché gli alberi si sviluppano in altezza essi finiscono molto spesso con il tagliare la linea di confine tra terra e cielo o con lo stagliarsi tra due o più sfondi, creando con essi rapporti tonali diversi e non sempre gradevoli. Un albero sul bordo di una radura, illuminato da un sole velato, apparirà luminoso contro lo sfondo scuro del bosco e tuttavia la sua cima si staglierà scura contro il cielo lattiginoso. Perciò i problemi sono in linea generale di carattere esposimetrico ma anche compositivo. Isolare la figura del nostro albero dal contesto è quasi sempre una impresa titanica... a parte quelli che stanno solitari in mezzo ad una pianura o un declivio. Un'altra difficoltà risiede nel fatto che il colore verde è assai problematico da riprodurre, sia per le pellicole a colori che per quelle in b/n. Il nostro occhio lo percepisce assai più chiaro e luminoso rispetto all'emulsione e quindi in una vasta campitura di chiome noi riusciamo a distinguere anche a distanza i particolari del fogliame. La scena, trasportata su pellicola, riserva di solito cocenti delusioni. Il verde risulta scuro e i particolari impastati... nulla di simile alla meravigliosa scena che ricordavamo. Un altro possibile problema può essere la mobilità della chioma in virtù del vento. Ma ciò solo se abbiamo un intento strettamente documentario. A volte le fronde mosse dal vento e registrate con un tempo relativamente lento possono creare degli affascinanti effetti dinamici.

L'ombrello rosso 2005

Questi alcuni motivi sul perché fotografare alberi. : per documentare (una volta esistevano gli illustratori ora i fotografi); per far scaturire un emozione ; per un senso estetico, gli alberi sono belli. Ce ne sono altri?
Credo che, all'interno delle motivazioni che tu hai elencato si trovino anche tutte le altre non esplicitamente indicate. Faccio un semplice esempio. Gli alberi sono belli! Una affermazione di sicuro valore. Ma questa bellezza si può, fotograficamente. scoprire e registrare in una ricerca formale sull'intera figura dell'albero, magari perfettamente ambientata nello spazio circostante, oppure nel dettaglio della sua corteccia, nelle venature di una foglia. Riguardo alla documentazione strettamente intesa io credo che gli illustratori di una volta fossero assai più efficaci nel ritrarre dettagli e particolari d'interesse scientifico.

Vedere e osservare gli alberi è una pratica che provoca sempre nuove scoperte, succede la stessa cosa per chi li fotografa? La risposta in questo caso può essere legata alla sensibilità individuale. E' più emozionante fotografare uno splendido baobab nella savana o il felino che ci sta accovacciato sopra? Credo che spesso abbiamo l'errata percezione degli alberi come esseri viventi di serie b. Questo perché le interazioni che si sviluppano sono meno immediate e più sottili, giocando ad un livello di coscienza assai più profondo. Personalmente posso dire che l'emozione davanti ad un albero monumentale è molto forte ma si esplica su piani assai differenti rispetto all'interazione con esseri capaci di movimento autonomo, esseri che emettono suoni e apparentemente ci corrispondono in modo più diretto.

Inesorabile la città avanza 2005

La fotografia grazie agli obiettivi macro può fare scoprire elementi che nella realtà solitamente non si vedono, la si può considerare un "superocchio che porta nuove conoscenze"?
Senza dubbio la risposta è affermativa. Le ottiche macro e la fotografia scientifica aprono le porte di universi meravigliosi che il nostro occhio non può vedere. Le nuove conoscenze a mio parere possono essere di tipo strettamente cognitivo: posso studiare particolari e strutture attraverso l'ausilio di questi strumenti. Tuttavia, estrapolando l'aspetto meramente tecnico e scientifico, la vista su questo micro universo apre le porte anche a considerazioni di tipo filosofico e morale. Una per tutte la considerazione che l'ordine geometrico dell'universo si ripete nella sua perfezione partendo dalle mega strutture fino all'infinitamente piccolo delle particelle atomiche. Un sistema solare non è molto diverso da un atomo e la sua corte di elettroni!
Fotografare gli alberi può contribuire a proteggerli e a salvarli? O nel caso di alberi storici e monumentali a lasciare una memoria (come succede con gli umani nei cimiteri) della loro presenza su questa terra? La divulgazione, la cultura, l'educazione possono servire a dare una mano agli alberi facendo crescere la consapevolezza degli uomini. Sono convinto che la fotografia possa contribuire a tutto questo, Ma per far germogliare in un bambino la cultura del rispetto non può bastare mostrargli una bella foto di un grande albero. Occorre portarlo all'albero. Occorre che senta le asperità della sua corteccia, che possa apprezzare la frescura della sua ombra, il canto del vento fra le foglie... Solo dopo queste esperienze sul campo una bella foto potrà richiamare in lui queste positive sensazioni. Insomma, non illudiamoci che una foto meravigliosa possa far scaturire amore e consapevolezza! Invece una foto può di certo costituire un patrimonio di memoria storica... ma cerchiamo per quanto possibile di allungare la presenza e la vita dei grandi alberi sul nostro mondo.

Per vedere altre foto di Lodovico Ludoni
clicca sull'immagine seguente

Aspettando Gulliver 2005

mercoledì 7 gennaio 2009

"Adesso che non c'è più Topo Gigio 
che cosa me ne frega della Svizzera"
così dice Vasco Rossi nella sua canzone
a noi invece "ci frega" e pubblichiamo un film ambientato tra gli alberi e i boschi al confine tra l'Italia e la Svizzera in un Comune che si chiama Lavena Ponte Tresa. "Una ragazza corre da sola lungo una strada di montagna; il viaggio della vita, fra imprevisti, strade che si dividono, scelte da fare...Quelle difficili, quelle per cui a volte bisogna fermarsi, riprendere fiato, guardare avanti che cosa ci prospetta il futuro... e quindi tornare a correre"
Il film (della durata di 7 minuti) si chiama "La Scelta
ed è diretto da Max Leone ed è dedicato a
"tutti quelli che almeno una volta nella loro vita
hanno avuto l'ardire di fare una Scelta"

venerdì 2 gennaio 2009

Jose Saramago (1922 -2010)
«E se le storie per bambini diventassero letture obbligatorie per i grandi? Sarebbero finalmente capaci di imparare davvero ciò che insegnano da tanto tempo?»
Iniziamo il nuovo anno con un doppio omaggio al poeta portoghese Jose Saramago premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Pubblichiamo una parte del testo uscito in prima pagina su La Repubblica del 17 Giugno 2006 ed intitolato:
"Quel vecchio uomo che abbracciava gli alberi"
"Sono nipote di un uomo che, presentendo che la morte lo attendeva all' ospedale dove lo stavano portando, scese nell' orto e andò a dire addio agli alberi che aveva piantato e curato, piangendo e abbracciando ognuno di essi, come se di esseri amati si fosse trattato. Quell' uomo era un semplice pastore, un contadino analfabeta, non un intellettuale, non un artista, non una persona colta e sofisticata che decideva di lasciare questo mondo con un grande gesto che la posterità avrebbe ricordato. Si sarebbe detto che stava salutando ciò che fino a quel momento era stato di sua proprietà, ma di sua proprietà erano anche gli animali che gli davano da vivere e lui non andò da loro per salutarli. Si accomiatò dalla famiglia e dagli alberi come se per lui fosse stato tutto la sua famiglia. Questo episodio è accaduto, è reale, non è frutto della mia immaginazione. In tanti anni, non avevo mai sentito uscire dalla bocca di mio nonno parola alcuna sugli alberi in generale, e su quelli in particolare, che non fosse motivata da ragioni pratiche. Inoltre, non avrei potuto immaginare, nessuno avrebbe potuto immaginarlo, che l' ultima manifestazione cosciente della personalità del vecchio uomo avrebbe toccato la linea del sublime. Eppure accadde. Non saprò mai cosa mosse lo spirito di mio nonno in quell' ora estrema, cosa pensò e provò, quale chiamata urgente guidò i suoi passi insicuri fino agli alberi che lo aspettavano. Forse sapeva che gli alberi non possono muoversi, che sono legati alla terra dalle radici e che da queste non possono separarsi, se non per morire. Nel fondo del suo cuore, forse mio nonno sapeva, di un sapere misterioso, difficile da esprimere con le parole, che la vita della terra e degli alberi è una sola vita. Né possono gli alberi vivere senza la terra, né può la terra vivere senza gli alberi. Qualcuno afferma persino che gli unici abitanti naturali del Pianeta siano essi, gli alberi. Perché? Perché si nutrono direttamente dalla terra, perché l' afferrano con le loro radici e da essa sono afferrati. Terra e albero, ecco la simbiosi perfetta. Può darsi che qualcuno pensi che ci sia troppo lirismo in queste parole. è possibile, perché, così come la terra e gli alberi, il sentimento e la ragione vanno sempre uniti...Difendere gli alberi è difendere la Terra. Mio nonno lo sapeva e non sapeva né leggere né scrivere. Un vecchio analfabeta mi ha dato la migliore delle lezioni. Qui ve la offro, se la riterrete giusta e umana. Copyright José Saramago (traduzione di Guiomar Parada) -
L'articolo (qui potete leggere la versione integrale) è stato scritto in occasione del lancio della campagna di
Greenpeace "Libri Amici dei boschi " per promuovere l'uso della carta FSC.
Pubblichiamo inoltre un video di animazione in portoghese della durata di 10 minuti con la sua voce tratto dal suo racconto "Il più grande fiore del mondo" Un racconto per bambini/grandi dove gli alberi diventano fiori e i fiori alberi.
Il testo è pubblicato in Italia dalla Fanucci Editore