I miei studi di arte ambientale mi stanno proprio appassionando. Mi affascina l’intelligenza e l’originalità con cui molti artisti contemporanei perseguono e realizzano il dialogo tra arte e natura.
Ho letto di un’opera in Inghilterra che m'incuriosisce molto e che forse giustificherà un viaggio nel Lancashire per poterla vedere da vicino. Si tratta dell’Albero Sonoro, grandiosa realizzazione posta sul Crown Point, collina vicino a Burnley che ha vinto il RIBA AWARD 2007, prestigioso premio inglese per la migliore architettura dell’anno. L’Albero Sonoro è una scultura in tubi di acciaio dolce di vari diametri, posti l’uno sull’altro leggermente ruotati. Il risultato è un gigantesco strumento musicale, dall’aspetto di un albero, che modula effetto e forza dei venti e li traduce in melodie. Sono interessata da questa operazione artistica in cui un albero diventa segno estetico ed insieme intellettuale del rapporto dell’uomo con la natura.
Ne parlo con un mio amico con il quale ogni tanto vado in giro la domenica mattina ad ammirare e ad imparare a chiamare per nome gli alberi della nostra città. Lui frena il mio entusiasmo, poi, con fare misterioso mi dice: ti porto io a vedere l’albero delle meraviglie.
Lo seguo scettica. Giardino interno dell’Angelicum, Pontificia Università di Roma, visita per gentile cortesia di un padre domenicano che ci accompagna. La giornata è bella e piena di sole, si sta subito bene in questo angolo di quiete proprio in mezzo alla città caotica. Il giardino è il luogo dove gli studenti di teologia passeggiano e si ritemprano. Entriamo e ci accolgono subito due alberi magnifici: sono dei tassi che una sapiente e rispettosa arte topiaria ha reso architetture verdi. Il nostro accompagnatore ci illustra la specificità del giardino: gli alberi da frutta, compreso un raro albero del pistacchio e c’intrattiene con affettuosi ricordi legati al luogo. Tra tutti, quello del giovane studente polacco di nome Karol, chiamato in seguito ad alti destini, che al ritorno dalle passeggiate in questo giardino tardava a lavarsi le mani per conservare più a lungo l’odore dei frutti.
Poi andiamo a cercare l’albero per cui siamo lì.
E’ un olivo grande, solido, frondoso, fa subito venire voglia di accettare la sua tranquilla proposta di ombra. Mi avvicino e guardo tra i rami …ma quella cos’è, una … una … palma?
Talvolta capita - m’informa l’esperto - il vento o un volatile trasporta un seme che casualmente si deposita in un incavo della pianta e germoglia.
Sono piacevolmente colpita da questa curiosità, ma i miei due accompagnatori m’invitano a guardare meglio. Scopro così delle altre foglie larghe, ruvide, conosciute … ma sì - esclamo - è un fico! - e la memoria corre subito verso lontane scorribande infantili nella casa di campagna.
Ma non è ancora finita …e…e… quest’altro ramo ancora diverso cos’è? Annusa - mi dicono - Stropiccio una foglia, l’aroma è familiare, non ci metto molto a riconoscere l’odore dell’alloro.
Eccolo davanti a me, l’albero delle Meraviglie: un olivo che accoglie in sé una palma, un fico, un lauro. Fantastico! Mi emoziono davanti a questa straordinaria visione nella quale si può rintracciare, oltre ad una casualità possibile ma pur sempre eccezionale, quasi un messaggio della natura per noi uomini. L’Olivo mediterraneo dialoga con la Palma orientale, la carnalità del Fico intreccia intese con la spiritualità dell’Alloro.
I contrasti, in questo albero, si compongono in armonia. La natura sembra aver sfidato gli uomini e la loro creatività. L’Albero Sonoro del Lancashire ha perso, per ora, il suo fascino. Qui si ascolta un’altra musica: musica dolce che parla, al corpo e all’anima, di accoglienza generosa, di convivenze possibili.
Ho letto di un’opera in Inghilterra che m'incuriosisce molto e che forse giustificherà un viaggio nel Lancashire per poterla vedere da vicino. Si tratta dell’Albero Sonoro, grandiosa realizzazione posta sul Crown Point, collina vicino a Burnley che ha vinto il RIBA AWARD 2007, prestigioso premio inglese per la migliore architettura dell’anno. L’Albero Sonoro è una scultura in tubi di acciaio dolce di vari diametri, posti l’uno sull’altro leggermente ruotati. Il risultato è un gigantesco strumento musicale, dall’aspetto di un albero, che modula effetto e forza dei venti e li traduce in melodie. Sono interessata da questa operazione artistica in cui un albero diventa segno estetico ed insieme intellettuale del rapporto dell’uomo con la natura.
Ne parlo con un mio amico con il quale ogni tanto vado in giro la domenica mattina ad ammirare e ad imparare a chiamare per nome gli alberi della nostra città. Lui frena il mio entusiasmo, poi, con fare misterioso mi dice: ti porto io a vedere l’albero delle meraviglie.
Lo seguo scettica. Giardino interno dell’Angelicum, Pontificia Università di Roma, visita per gentile cortesia di un padre domenicano che ci accompagna. La giornata è bella e piena di sole, si sta subito bene in questo angolo di quiete proprio in mezzo alla città caotica. Il giardino è il luogo dove gli studenti di teologia passeggiano e si ritemprano. Entriamo e ci accolgono subito due alberi magnifici: sono dei tassi che una sapiente e rispettosa arte topiaria ha reso architetture verdi. Il nostro accompagnatore ci illustra la specificità del giardino: gli alberi da frutta, compreso un raro albero del pistacchio e c’intrattiene con affettuosi ricordi legati al luogo. Tra tutti, quello del giovane studente polacco di nome Karol, chiamato in seguito ad alti destini, che al ritorno dalle passeggiate in questo giardino tardava a lavarsi le mani per conservare più a lungo l’odore dei frutti.
Poi andiamo a cercare l’albero per cui siamo lì.
E’ un olivo grande, solido, frondoso, fa subito venire voglia di accettare la sua tranquilla proposta di ombra. Mi avvicino e guardo tra i rami …ma quella cos’è, una … una … palma?
Talvolta capita - m’informa l’esperto - il vento o un volatile trasporta un seme che casualmente si deposita in un incavo della pianta e germoglia.
Sono piacevolmente colpita da questa curiosità, ma i miei due accompagnatori m’invitano a guardare meglio. Scopro così delle altre foglie larghe, ruvide, conosciute … ma sì - esclamo - è un fico! - e la memoria corre subito verso lontane scorribande infantili nella casa di campagna.
Ma non è ancora finita …e…e… quest’altro ramo ancora diverso cos’è? Annusa - mi dicono - Stropiccio una foglia, l’aroma è familiare, non ci metto molto a riconoscere l’odore dell’alloro.
Eccolo davanti a me, l’albero delle Meraviglie: un olivo che accoglie in sé una palma, un fico, un lauro. Fantastico! Mi emoziono davanti a questa straordinaria visione nella quale si può rintracciare, oltre ad una casualità possibile ma pur sempre eccezionale, quasi un messaggio della natura per noi uomini. L’Olivo mediterraneo dialoga con la Palma orientale, la carnalità del Fico intreccia intese con la spiritualità dell’Alloro.
I contrasti, in questo albero, si compongono in armonia. La natura sembra aver sfidato gli uomini e la loro creatività. L’Albero Sonoro del Lancashire ha perso, per ora, il suo fascino. Qui si ascolta un’altra musica: musica dolce che parla, al corpo e all’anima, di accoglienza generosa, di convivenze possibili.
Maria Teresa Raffaele