La Psicologia dell'Albero
di
Massimo Napoli
Riceviamo da Massimo Napoli , artista, attore, scrittore e amico degli alberi , un suo importante contributo, dedicato agli alberi, intitolato "La psicologia dell'albero" da lui stesso recitato , in occasione di una mostra d'arte, Mercoledì 8 Dicembre 2010 alla Galleria Monserrato Arte 900, in via di Monserrato, 14 a Roma. Postiamo il testo integrale, una gradita anteprima in esclusiva per il nostro blog, e il video con la sua interpretazione. Buona visione, come sempre, dalla parte degli alberi.
1 COME POTREI NON SALUTARE quella piccola forma, a dire il vero ha poca forma se non riposta principalmente in quello che sarà, da tenersi appena tra i polpastrelli del pollice e dell’indice, quasi a stringere un pisello, un cece o un capezzolo, sempre che il nostro intento sia quello di afferrarla. Piccola forma che unita alle altre sue simili, diviene individuo di una nuova società. Una nuova società? Nuova, giovane e rinnovata! Essa spunta adagiata, assonnata e risvegliata, sola, ma in buona compagnia delle sue sorelle e amiche, con le quali vivrà per tutto il suo tempo. Insignificante e in letargo al principio, sviluppata e formata poi. La forma e il colore! Dal bianco, che è un colore, al rosa, al verdino. Esse sono estremità ancora in boccio, da cui si sviluppano le foglie o i fiori: future fronde, prossimi frutti. Giovani amiche, mute, si modellano, si configurano, si assomigliano.
2 COME POTREI NON SALUTARE l’insieme di coloro che discendono da un unico stipite: quello è un ramo cadetto della nostra famiglia. Biforcazione di fiume, lago o strada. Di scienza, arte o disciplina: la logica è un ramo della filosofia. Branca, filone o propaggine: avere un ramo di pazzia, non esser del tutto savio. Il “ramo” si è donato generosamente nel linguaggio, come un braccio, come un abbraccio.
3 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi urbanizzati dei nostri viali, di sovente forzatamente impiegati come perno del nostro pattume, mentre essi ci urlano nel loro divino mutismo: -Io sono un albero, non un cassonetto!- I nostri sudici mozziconi di sigaretta, sbavati dalle nostre ripugnanti mucose, sferzati alla base di quei magnifici tronchi d’albero. Le nostre case belle e accoglienti e la natura da lordare. Misericordia!
4 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi che vediamo correre senza muovere le gambe dal finestrino del treno. Maestosi, solitari, belli. Sculture di ottima fattura, scolpite come per capriccio e sempre pronti a farsi leggere come versi di poesia. Essi sono i nostri più cari e leali amici. Ci pompano i polmoni, mettendoci al riparo dalle insolazioni. Ci viene detto anche in prima elementare.
5 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi sotto forma di foresta, dalla cifra planetaria. Tesoro, che non vi è parola per definirne il valore, se non quando nel distruggerlo contiamo i poveri centesimi che ci rimangono. Accecati dalla furia di carbonizzare tutto e tutti come le ondate devastatrici di Tamerlano, tutto arde, crepita, scricchiola e si polverizza.
6 COME POTREI NON SALUTARE quegli alberi, che formavano i primi fondali dei teatri greci, quando i conflitti umani si nobilitavano al cospetto della natura vera; tutto diveniva credibile. Alberi che divenivano luoghi, regni o Olimpo. Fondali e quinte fino ai ciliegi della Liubòv Andriéievna Raniévskaia e poi Adolphe Appia spazzò via tutto. Il teatro è connaturato nel legname, profumato e dorato.
7 COME POTREI NON SALUTARE la memoria dell’albero di Anna Frank, che con la sua alta cima, mostrandosi appena dall’alto, spogliandosi e rinverdendosi, la rassicurava regalandole il dono del senso del tempo. Ora da quell’albero morto nel mese di Agosto 2010, vi è una discendenza di decine di giovani piante. Coloro che ci annoiano, vantando ascendenze illustri, avranno progenitori di tale levatura?
8 COME POTREI NON SALUTARE il ciclo delle stagioni, fondamentali per ogni sano equilibrio, segnato da quella straordinaria clessidra, che è la foglia caduca. Foglie dal carattere effimero e passeggiero, dalla vita breve, quasi quanto quella delle farfalle, a rammentarci saggiamente, che tutto ha un inizio e una fine.
9 COME POTREI NON SALUTARE quegli alberi divenuti ceppi, per decapitarvi i condannati a morte. Forzati alla complicità, benché gli alberi non avessero mai espresso una loro scelta in favore della pena capitale. Intrisi di inutile sangue umano, quei poveri ceppi sono in balìa di disturbi della personalità.
1 COME POTREI NON SALUTARE quella piccola forma, a dire il vero ha poca forma se non riposta principalmente in quello che sarà, da tenersi appena tra i polpastrelli del pollice e dell’indice, quasi a stringere un pisello, un cece o un capezzolo, sempre che il nostro intento sia quello di afferrarla. Piccola forma che unita alle altre sue simili, diviene individuo di una nuova società. Una nuova società? Nuova, giovane e rinnovata! Essa spunta adagiata, assonnata e risvegliata, sola, ma in buona compagnia delle sue sorelle e amiche, con le quali vivrà per tutto il suo tempo. Insignificante e in letargo al principio, sviluppata e formata poi. La forma e il colore! Dal bianco, che è un colore, al rosa, al verdino. Esse sono estremità ancora in boccio, da cui si sviluppano le foglie o i fiori: future fronde, prossimi frutti. Giovani amiche, mute, si modellano, si configurano, si assomigliano.
2 COME POTREI NON SALUTARE l’insieme di coloro che discendono da un unico stipite: quello è un ramo cadetto della nostra famiglia. Biforcazione di fiume, lago o strada. Di scienza, arte o disciplina: la logica è un ramo della filosofia. Branca, filone o propaggine: avere un ramo di pazzia, non esser del tutto savio. Il “ramo” si è donato generosamente nel linguaggio, come un braccio, come un abbraccio.
3 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi urbanizzati dei nostri viali, di sovente forzatamente impiegati come perno del nostro pattume, mentre essi ci urlano nel loro divino mutismo: -Io sono un albero, non un cassonetto!- I nostri sudici mozziconi di sigaretta, sbavati dalle nostre ripugnanti mucose, sferzati alla base di quei magnifici tronchi d’albero. Le nostre case belle e accoglienti e la natura da lordare. Misericordia!
4 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi che vediamo correre senza muovere le gambe dal finestrino del treno. Maestosi, solitari, belli. Sculture di ottima fattura, scolpite come per capriccio e sempre pronti a farsi leggere come versi di poesia. Essi sono i nostri più cari e leali amici. Ci pompano i polmoni, mettendoci al riparo dalle insolazioni. Ci viene detto anche in prima elementare.
5 COME POTREI NON SALUTARE gli alberi sotto forma di foresta, dalla cifra planetaria. Tesoro, che non vi è parola per definirne il valore, se non quando nel distruggerlo contiamo i poveri centesimi che ci rimangono. Accecati dalla furia di carbonizzare tutto e tutti come le ondate devastatrici di Tamerlano, tutto arde, crepita, scricchiola e si polverizza.
6 COME POTREI NON SALUTARE quegli alberi, che formavano i primi fondali dei teatri greci, quando i conflitti umani si nobilitavano al cospetto della natura vera; tutto diveniva credibile. Alberi che divenivano luoghi, regni o Olimpo. Fondali e quinte fino ai ciliegi della Liubòv Andriéievna Raniévskaia e poi Adolphe Appia spazzò via tutto. Il teatro è connaturato nel legname, profumato e dorato.
7 COME POTREI NON SALUTARE la memoria dell’albero di Anna Frank, che con la sua alta cima, mostrandosi appena dall’alto, spogliandosi e rinverdendosi, la rassicurava regalandole il dono del senso del tempo. Ora da quell’albero morto nel mese di Agosto 2010, vi è una discendenza di decine di giovani piante. Coloro che ci annoiano, vantando ascendenze illustri, avranno progenitori di tale levatura?
8 COME POTREI NON SALUTARE il ciclo delle stagioni, fondamentali per ogni sano equilibrio, segnato da quella straordinaria clessidra, che è la foglia caduca. Foglie dal carattere effimero e passeggiero, dalla vita breve, quasi quanto quella delle farfalle, a rammentarci saggiamente, che tutto ha un inizio e una fine.
9 COME POTREI NON SALUTARE quegli alberi divenuti ceppi, per decapitarvi i condannati a morte. Forzati alla complicità, benché gli alberi non avessero mai espresso una loro scelta in favore della pena capitale. Intrisi di inutile sangue umano, quei poveri ceppi sono in balìa di disturbi della personalità.
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