"Eucalyptus"
una canzone di
Legittimo Brigantaggio
Torniamo a occuparci di canzoni con alberi protagonisti , questa volta concentrando la nostra attenzione su "Eucalyptus" una canzone del gruppo musicale italiano Legittimo Brigantaggio. Sesto brano dell'album "Liberamente tratto" uscito nel 2011, prodotto da Cinico Disincanto e distribuito da Audioglobe, Eucalyptus" è (come gli altri brani dell'album, liberamente tratti da romanzi italiani) liberamente tratto da un romanzo : "Canale Mussolini" di Antonio Pennacchi, vincitore del Premio Strega nel 2010. Nel libro vincitore del prestigioso concorso letterario (ideato nel 1947 da Maria e Goffredo Bellonci con il contributo di Guido Alberti ) l'autore dedica un lungo capitolo agli Eucalipti nel quale, dopo aver ripercorso la storia della loro piantumazione, realizzata nell'Agro Pontino, con una rigorosa metodicità e in gran numero, dall'Opera Nazionale Combattenti negli anni Trenta (una pratica diffusa e obbligatoria perché allora si pensava che l'effluvio balsamico dell'Eucalitpto servisse a togliere la malaria, ma anche per via della loro crescita rapida e della loro altezza che permetteva agli Eucalipti di comportarsi da ottime barriere
frangivento per bloccare i forti venti provenienti dal mare non favorevoli alle coltivazioni agricole) sottolinea come i "nipoti dei vecchi pionieri" abbiano negli ultimi trent'anni portato avanti una politica di taglio diffuso e dissenato (si parla di milioni di esemplari), non solo per acquisire nuovi spazi edificabili ma anche per liberarsi di un "imbarazzante memoria" quella che li vede legati alla fondazione fascista. Postiamo il video del brano e a seguire il testo della canzone. Buon ascolto a tutti gli amici degli Alberi.
Eucalyptus
(testo e musica di Gaetano Lestingi)
Esodo, da una lunga notte di ottobre. Tempi turpi, di treni puntuali all’urlo dell’uomo nuovo. E’ l’appetito che viene senza mangiare che migra e che puzza di fame. Ettari di stelle da coltivare, terra promessa dalle zanzare e tu, palude o aratro tu. Istiga, malaria d’invidia questa mia bellezza, da strega, che parla alle api, che imprime nel ventre i suoi figli, concepiti tutti in una volta sola dal mio uomo istinto e parola. Con le gonne in bici e il sorriso fiero abbiamo potuto fare davvero Latina grande città del Nord. Gli Eucalipti di Latina leccano il vento, che s'alza dal vicino mare, gli Eucalipti di Latina tremano al tormento di chi in braccio ha seghe per troncare. Carico come un popolo che combatte dalla parte sbagliata è il mare di Anzio allo sbarco del ’44, arginato dalle astuzie innocenti di chi resiste a invasori impudenti. Chiuse le idrovore al mattino, abbiamo spiato l’Agro Pontino tornare pantano e acquitrino. Ansima sotto le mie lenzuola, non mette mai preservativi alla parola crudele, sulla mia lingua il profumo della sua pelle, oltre gli occhi che sono colmi di mistero, il cuore nomade come pensiero. Ettari di stelle da coltivare, terra promessa dalle zanzare e tu, palude o aratro tu. Gli Eucalipti di Latina succhiano i ruscelli che lenti emigrano nel mare, gli Eucalipti di Latina sono pipistrelli creature golose di zanzare. Gli Eucalipti di Latina hanno messo in crisi i nipoti dei vecchi pionieri, gli Eucalipti di Latina sono stati uccisi da chi si vergogna del suo ieri.
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