Maurice Denis The Muses 1893
Riceviamo con grande piacere e soddisfazione la mail di Paolo Ugoletti in merito alla “Cantata dei grandi alberi “ che potete e ascoltare e vedere sul nostro blog. Una mail che ci inorgoglisce e gratifica il nostro lavoro di promozione della cultura dell’albero.
“Cari amici degli alberi desidero esprimervi il mio più sentito ringraziamento per avere ospitato la mia musica sul vostro bellissimo sito, la mia Cantata dei Grandi Alberi ha qui trovato la sua naturale collocazione.
Grazie di cuore Paolo Ugoletti”
A questa prima mail sono seguite poi altre mail, che abbiamo sintetizzato in una breve presentazione dell’autore alla sua opera. Ringraziamo come amici degli alberi a nostra volta Paolo Ugoletti per le sue parole e per la sua musica “aulica e sacra” : un omaggio emozionante e spirituale all’energia dei grandi alberi del mondo. A questo ringraziamento uniamo la speranza di poter presto sentire la “Cantata dei grandi alberi” eseguita dal vivo anche in “territorio romano”.
“Ho molta familiarità con gli alberi per il fatto di essere nipote di un nonno e di zii artigiani del legno, a un altissimo livello, l'officina Rivadossi di Nave. Ne ho vicinanza fisica abitando in un luogo dove esistono bellissimi castagni ed ho da molto tempo una vera passione per l'antica letteratura irlandese. Sono un assiduo frequentatore di quei siti internet, inglesi in particolare, che hanno censito i grandi alberi dei loro rispettivi territori. La semplice vicinanza di un albero ha la capacità di appagare i miei sensi e di infondere in me una sensazione di concreta positività. Sono felice che tu abbia trovato un aspetto sacro nella mia musica perché questo è esattamente ciò che volevo trasmettere. Questa aura non risiede solo nelle parole, nei testi bellissimi che ho adottato e che sono tratti dalla ricchissima tradizione letteraria irlandese ( ho utilizzato frammenti da "La follia di Suibhne" ) ma è insita nel mio stesso operare compositivo. E' la solita, semplice, ineludibile storia del piccolo seme che nella terra sviluppa delle radici , un tronco e una grande chioma, il piccolo seme che unisce la terra al cielo crescendo e sviluppando in modi anche imprevisti ma senza strappi, senza interruzioni quel misterioso progetto che già era quando era "solo" un seme. La mia attitudine è quella di non forzare mai la musica in nessuna direzione. E’ un’ attitudine compositiva naturale, nel senso che opero senza forzature, senza strappi, senza interrompere mai il flusso generativo che credo di rinvenire nei piccoli semi musicali quali una breve melodia, un inciso ritmico, un accordo. Aggiungo che i brevi scritti di Mara Freeman sono per me stati stimolanti e propulsivi. Nella precedente lettera ti dicevo della profonda e concreta emozione mi dia lo stare vicino ad un grande albero: il percepirne la cangiante musica, la storia, la possanza, la capacità di aderire al mondo circostante senza perdere identità, di mutare e di restare uguale, di testimoniare .Credo che questo sia il senso del sacro che l'albero grande ci comunica. Ho utilizzato, nella mia cantata, i nomi dei cinque alberi sacri della tradizione celtico irlandese come un mantra: ho presentato la stessa musica tre volte , inalterata nella sostanza, ma diversificata nella forma sonora. E' attraverso queste piccole tecniche che credo di aver aderito al senso ed alla natura dei grandi alberi.
“Cari amici degli alberi desidero esprimervi il mio più sentito ringraziamento per avere ospitato la mia musica sul vostro bellissimo sito, la mia Cantata dei Grandi Alberi ha qui trovato la sua naturale collocazione.
Grazie di cuore Paolo Ugoletti”
A questa prima mail sono seguite poi altre mail, che abbiamo sintetizzato in una breve presentazione dell’autore alla sua opera. Ringraziamo come amici degli alberi a nostra volta Paolo Ugoletti per le sue parole e per la sua musica “aulica e sacra” : un omaggio emozionante e spirituale all’energia dei grandi alberi del mondo. A questo ringraziamento uniamo la speranza di poter presto sentire la “Cantata dei grandi alberi” eseguita dal vivo anche in “territorio romano”.
“Ho molta familiarità con gli alberi per il fatto di essere nipote di un nonno e di zii artigiani del legno, a un altissimo livello, l'officina Rivadossi di Nave. Ne ho vicinanza fisica abitando in un luogo dove esistono bellissimi castagni ed ho da molto tempo una vera passione per l'antica letteratura irlandese. Sono un assiduo frequentatore di quei siti internet, inglesi in particolare, che hanno censito i grandi alberi dei loro rispettivi territori. La semplice vicinanza di un albero ha la capacità di appagare i miei sensi e di infondere in me una sensazione di concreta positività. Sono felice che tu abbia trovato un aspetto sacro nella mia musica perché questo è esattamente ciò che volevo trasmettere. Questa aura non risiede solo nelle parole, nei testi bellissimi che ho adottato e che sono tratti dalla ricchissima tradizione letteraria irlandese ( ho utilizzato frammenti da "La follia di Suibhne" ) ma è insita nel mio stesso operare compositivo. E' la solita, semplice, ineludibile storia del piccolo seme che nella terra sviluppa delle radici , un tronco e una grande chioma, il piccolo seme che unisce la terra al cielo crescendo e sviluppando in modi anche imprevisti ma senza strappi, senza interruzioni quel misterioso progetto che già era quando era "solo" un seme. La mia attitudine è quella di non forzare mai la musica in nessuna direzione. E’ un’ attitudine compositiva naturale, nel senso che opero senza forzature, senza strappi, senza interrompere mai il flusso generativo che credo di rinvenire nei piccoli semi musicali quali una breve melodia, un inciso ritmico, un accordo. Aggiungo che i brevi scritti di Mara Freeman sono per me stati stimolanti e propulsivi. Nella precedente lettera ti dicevo della profonda e concreta emozione mi dia lo stare vicino ad un grande albero: il percepirne la cangiante musica, la storia, la possanza, la capacità di aderire al mondo circostante senza perdere identità, di mutare e di restare uguale, di testimoniare .Credo che questo sia il senso del sacro che l'albero grande ci comunica. Ho utilizzato, nella mia cantata, i nomi dei cinque alberi sacri della tradizione celtico irlandese come un mantra: ho presentato la stessa musica tre volte , inalterata nella sostanza, ma diversificata nella forma sonora. E' attraverso queste piccole tecniche che credo di aver aderito al senso ed alla natura dei grandi alberi.
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