Per chi è nostalgico per una quercia che non c'è più.
Il 3 febbraio del 1991, a Rimini,, a conclusione del XX Congresso del Partito Comunista Italiano il nuovo segretario Achille Occhetto e la maggioranza dei delegati decidono di cambiare il nome e il simbolo del partito, sostituendo la falce e martello con una quercia alla cui base rimane comunque il simbolo rimpicciolito del PCI come elemento di congiunzione alla tradizione comunista italiana. Questa ormai è Storia, una Storia conosciuta da molti. Pochi invece sanno che l'autore di questo logo che vede come protagonista un albero si chiama Bruno Magno funzionario e grafico del PCI dal 1972 che da solo con la sua fantasia creativa ha creato un logo che vede protagonista una albero e che albero, il re degli alberi: la quercia. Bruno Magno dopo aver ricevuto l'invito del giovane Walter Veltroni a utilizzare come simbolo per il nuovo partito un albero, ha lavorato in silenzio per tre mesi in segreto assoluto per creare un logo che avesse al suo centro un albero generico. In realtà Magno non ha disegnato una quercia ma un albero generico che poi da tutti e soprattutto dal segretario Achille Occhetto è stato visto come una quercia e quindi poi il simbolo che ha dato il nome al partito. Erano quelli altri tempi quando gli alberi erano protagonisti della vita sociale e culturale italiana. La quercia grazie alla sua forza, imponenza ed ombra stava a significare la grandezza e la robustezza ( il nome botanico della Farnia è Quercus robur) del partito che stava nascendo. Un partito che con radici profonde nel passato e la sua chioma verde e robusta verso il cielo puntava finalmente a governare l'Italia.
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