martedì 13 gennaio 2009

Fotografare gli alberi
Intervista con Lodovico Ludoni
di Antimo Palumbo
Mentre stavo preparando il testo Il controllo del movimento, fotografare gli alberi : l’esempio americano" uscito in una pubblicazione in occasione del Convegno
La foto rupestre. La fotografia digitale tra archeologia e ambiente nel bacino del Treja
che si è svolto domenica 26 ottobre 2008 a Faleria (Viterbo)
per documentare il lavoro di ricerca ho rivolto alcune domande sul rapporto tra fotografia e alberi a Lodovico Ludoni, nostro socio e grande fotografo, che qui riportiamo:

Quali sono le principali difficoltà che si presentano quando si fotografano gli alberi?
Una delle principali difficoltà tecniche è questa. Poiché gli alberi si sviluppano in altezza essi finiscono molto spesso con il tagliare la linea di confine tra terra e cielo o con lo stagliarsi tra due o più sfondi, creando con essi rapporti tonali diversi e non sempre gradevoli. Un albero sul bordo di una radura, illuminato da un sole velato, apparirà luminoso contro lo sfondo scuro del bosco e tuttavia la sua cima si staglierà scura contro il cielo lattiginoso. Perciò i problemi sono in linea generale di carattere esposimetrico ma anche compositivo. Isolare la figura del nostro albero dal contesto è quasi sempre una impresa titanica... a parte quelli che stanno solitari in mezzo ad una pianura o un declivio. Un'altra difficoltà risiede nel fatto che il colore verde è assai problematico da riprodurre, sia per le pellicole a colori che per quelle in b/n. Il nostro occhio lo percepisce assai più chiaro e luminoso rispetto all'emulsione e quindi in una vasta campitura di chiome noi riusciamo a distinguere anche a distanza i particolari del fogliame. La scena, trasportata su pellicola, riserva di solito cocenti delusioni. Il verde risulta scuro e i particolari impastati... nulla di simile alla meravigliosa scena che ricordavamo. Un altro possibile problema può essere la mobilità della chioma in virtù del vento. Ma ciò solo se abbiamo un intento strettamente documentario. A volte le fronde mosse dal vento e registrate con un tempo relativamente lento possono creare degli affascinanti effetti dinamici.

L'ombrello rosso 2005

Questi alcuni motivi sul perché fotografare alberi. : per documentare (una volta esistevano gli illustratori ora i fotografi); per far scaturire un emozione ; per un senso estetico, gli alberi sono belli. Ce ne sono altri?
Credo che, all'interno delle motivazioni che tu hai elencato si trovino anche tutte le altre non esplicitamente indicate. Faccio un semplice esempio. Gli alberi sono belli! Una affermazione di sicuro valore. Ma questa bellezza si può, fotograficamente. scoprire e registrare in una ricerca formale sull'intera figura dell'albero, magari perfettamente ambientata nello spazio circostante, oppure nel dettaglio della sua corteccia, nelle venature di una foglia. Riguardo alla documentazione strettamente intesa io credo che gli illustratori di una volta fossero assai più efficaci nel ritrarre dettagli e particolari d'interesse scientifico.

Vedere e osservare gli alberi è una pratica che provoca sempre nuove scoperte, succede la stessa cosa per chi li fotografa? La risposta in questo caso può essere legata alla sensibilità individuale. E' più emozionante fotografare uno splendido baobab nella savana o il felino che ci sta accovacciato sopra? Credo che spesso abbiamo l'errata percezione degli alberi come esseri viventi di serie b. Questo perché le interazioni che si sviluppano sono meno immediate e più sottili, giocando ad un livello di coscienza assai più profondo. Personalmente posso dire che l'emozione davanti ad un albero monumentale è molto forte ma si esplica su piani assai differenti rispetto all'interazione con esseri capaci di movimento autonomo, esseri che emettono suoni e apparentemente ci corrispondono in modo più diretto.

Inesorabile la città avanza 2005

La fotografia grazie agli obiettivi macro può fare scoprire elementi che nella realtà solitamente non si vedono, la si può considerare un "superocchio che porta nuove conoscenze"?
Senza dubbio la risposta è affermativa. Le ottiche macro e la fotografia scientifica aprono le porte di universi meravigliosi che il nostro occhio non può vedere. Le nuove conoscenze a mio parere possono essere di tipo strettamente cognitivo: posso studiare particolari e strutture attraverso l'ausilio di questi strumenti. Tuttavia, estrapolando l'aspetto meramente tecnico e scientifico, la vista su questo micro universo apre le porte anche a considerazioni di tipo filosofico e morale. Una per tutte la considerazione che l'ordine geometrico dell'universo si ripete nella sua perfezione partendo dalle mega strutture fino all'infinitamente piccolo delle particelle atomiche. Un sistema solare non è molto diverso da un atomo e la sua corte di elettroni!
Fotografare gli alberi può contribuire a proteggerli e a salvarli? O nel caso di alberi storici e monumentali a lasciare una memoria (come succede con gli umani nei cimiteri) della loro presenza su questa terra? La divulgazione, la cultura, l'educazione possono servire a dare una mano agli alberi facendo crescere la consapevolezza degli uomini. Sono convinto che la fotografia possa contribuire a tutto questo, Ma per far germogliare in un bambino la cultura del rispetto non può bastare mostrargli una bella foto di un grande albero. Occorre portarlo all'albero. Occorre che senta le asperità della sua corteccia, che possa apprezzare la frescura della sua ombra, il canto del vento fra le foglie... Solo dopo queste esperienze sul campo una bella foto potrà richiamare in lui queste positive sensazioni. Insomma, non illudiamoci che una foto meravigliosa possa far scaturire amore e consapevolezza! Invece una foto può di certo costituire un patrimonio di memoria storica... ma cerchiamo per quanto possibile di allungare la presenza e la vita dei grandi alberi sul nostro mondo.

Per vedere altre foto di Lodovico Ludoni
clicca sull'immagine seguente

Aspettando Gulliver 2005

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