mercoledì 14 settembre 2011

Omaggio a Primo Levi
"Cuore di legno"
Settembre, si ritorna a scuola e riprendono a pieno ritmo le attività produttive e creative. Ci concentriamo in questo mese, momento di passaggio dalle calde e afose giornate dell’estate alle fresche serate dell’autunno, su una poesia famosa dello scrittore torinese Primo Levi intitolata “Cuore di legno” e dedicata a un albero, l'ippocastano, che proprio in questi giorni di settembre sta manifestando in tutte le città italiane la spettacolare produzione dei suoi frutti : “ricci dalle spine innocue con dentro lucide castagne tànniche.” Cuore di legno” è una poesia pubblicata nel 1984 in “Ad ora incerta” (Gli Elefanti, Garzanti. 13 Euro) una raccolta di sessantatré poesie e dieci traduzioni che coprono un arco di quarant’anni, dal 1943 (quando l’autore si trovava a Crescenzago) al 1984 (quando scriveva sulle pagine culturali del quotidiano torinese «La Stampa»). Così come succede all’ippocastano di Corso Re Umberto, nonostante il suo solido cuore di legno, vi auguriamo, quindi , con questa incantevole poesia di Primo Levi, di tornare a godere il ritorno delle stagioni per uno splendido autunno da vivere sempre dalla parte degli alberi.

Cuore di legno
Il mio vicino di casa è robusto.
E' un ippocastano di Corso Re Umberto;
ha la mia età ma non la dimostra.
Alberga passeri e merli, e non ha vergogna,
in aprile, di spingere gemme e foglie,
fiori fragili a maggio;
a settembre ricci dalle spine innocue
con dentro lucide castagne tànniche.
E' un impostore, ma ingenuo: vuole farsi credere
emulo del suo bravo fratello di montagna
signore di frutti dolci e di funghi preziosi.
Non vive bene.
Gli calpestano le radici
i tram numero otto e diciannove
ogni cinque minuti; ne rimane intronato
e cresce storto, come se volesse andarsene.
Anno per anno, succhia lenti veleni
dal sottosuolo saturo di metano,
è abbeverato d'orina di cani.
Le rughe del suo sughero sono intasate
dalla polvere settica dei viali;
sotto la scorza pendono crisalidi
morte, che non diventeranno mai farfalle.
Eppure, nel suo torpido cuore di legno
sente e gode il tornare delle stagioni.

Torino- Corso Re Umberto in una foto d'epoca.

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